Il titolo è volutamente stato ripreso da uno dei vari articoli che oggi imperversano un po’ in ogni dove.

Iscrizione nel registro degli indagati a carico dei due “finanzieri-eroi” (definizione utilizzata dai più, all’epoca dei fatti, il 30 agosto scorso) per omicidio colposo plurimo ed incendio colposo. Sette migranti (stiamo parlando degli stessi migranti salvati dai due colleghi, nei pressi delle coste crotonesi) hanno dichiarato di aver visto i due militari “fare carburante” da alcune taniche presenti sul veliero, mentre erano in mare.

Come detto in più occasioni siamo militari, che hanno liberamente scelto questa vita: siamo consapevoli dei rischi che corriamo nell’espletare il nostro lavoro. Sappiamo bene che, talvolta, si viene accusati ingiustamente di nefandezze che mai hanno fatto capolino anche solo nell’anticamera dei nostri pensieri.

Ma abbiamo anche la consapevolezza che, rientrando nella macrocategoria “esseri umani”, un collega potrebbe farsi sopraffare dal desiderio di facili utilità.

Fin qui nulla di nuovo sotto il sole: tutti noi siamo potenzialmente fallibili, non rientrando nella schiera dei santi e degli eletti.

Ma che un eroe (ed anche navigatore, visto il suo impiego) ceda alle tentazioni del demonio, abbagliato dalla possibilità di accaparrarsi impunemente il contenuto di una tanica di carburante…questo ci risulta davvero difficile crederlo.

Anche che l’incidente sia imputato ai due colleghi e non a chi governava fin dal primo momento di navigazione l’imbarcazione lascia un po’ perplessi.

Ma forse è dovuto al fatto che (stiamo ipotizzando, non avendo alcun riscontro in tal senso) i migranti, concordi nell’identificazione dei finanzieri e delle loro azioni, non sono stati altrettanto determinati nel concordare l’identificazione di chi era responsabile del loro viaggio.

Non intendiamo, con questo, mettere in dubbio o criticare l’operato dei titolari dell’indagine in corso (l’avremmo fatto, casomai, se avessimo avuto notizia delle dichiarazioni dei migranti senza il riscontro dell’atto dovuto dell’iscrizione dei colleghi nel registro degli indagati), ma solo sottolineare come anche queste “difficoltà” che ci troviamo quotidianamente ad affrontare, spesso vengono veicolate con una differente enfasi tra l’inizio delle indagini e la conclusione delle stesse.

Come nostro costume attendiamo che le indagini della Magistratura giungano a termine.

Ed allora daremo tanto peso alle risultanze quanto ne è stato dato alla notizia odierna, certi che così faranno tutti coloro che hanno la volontà e la professionalità necessaria per operare una corretta informazione.

Semplicemente per cercare di aderire il più possibile al concetto di giustizia.

 

IL SEGRETARIO GENERALE DELL’USIF