Il caso del cane ad Ancona: il dovere di guardare ai fatti e non ai pregiudizi

18 Sep 2025

Editoriale di Vincenzo Piscozzo - Segretario Generale dell’ Unione Sindacale Italiana Finanzieri.

La morte di un animale è sempre un dispiacere.

Nessuno, tantomeno chi indossa una divisa, può restare indifferente davanti alla perdita della vita di un essere vivente.

Tuttavia, proprio perché il tema è delicato e tocca la sensibilità di molti, occorre avere l’onestà intellettuale di guardare ai fatti senza lasciarsi condizionare da pregiudizi o da ondate emotive costruite ad arte.

Ad Ancona, i colleghi della P.S. erano impegnati in una vera e propria operazione di polizia. Dai primi accertamenti è emerso che uno dei proprietari era in possesso di sostanza stupefacente e che l’animale non era neppure dotato di microchip. Circostanze che già di per sé delineano un quadro complesso, ben lontano dalle narrazioni semplicistiche che qualcuno vorrebbe imporre.

Eppure, ancora una volta, assistiamo al copione già visto: demonizzare i poliziotti, chiedere la loro “testa”, accusarli a priori, come se l’essere servitori dello Stato fosse una colpa. È un riflesso condizionato che danneggia non solo chi lavora in divisa, ma la società intera. Perché delegittimare le forze dell’ordine significa indebolire l’argine che difende tutti noi dalla criminalità e dall’illegalità.

La responsabilità di questo clima non ricade soltanto su chi urla sui social o in piazza. Una parte della politica porta una colpa enorme: quella di alimentare certe campagne ideologiche, piegate a convenienze elettorali. Perché anche non condannarle significa alimentarle. Una politica che, pur di inseguire sacche di consenso provenienti da ambienti dichiaratamente ostili alle regole democratiche, permette  di trasformare i poliziotti in capri espiatori.

Smettiamola, dunque, di chiedere la “testa” di chi fa il proprio dovere in contesti difficili, spesso rischiando la vita. Smettiamola di giudicare con la furia del tribunale mediatico chi ogni giorno, in silenzio, garantisce sicurezza ai cittadini. Il nostro Paese ha bisogno di serietà, di rispetto per le istituzioni e di equilibrio.

Chi sbaglia, certo, dovrà rispondere davanti alle autorità competenti: nessuno invoca impunità. Ma un conto è la giustizia, un conto è la gogna. E la gogna, oggi, è diventata l’arma preferita di chi, dietro la bandiera dell’animalismo o di un certo moralismo di facciata, nasconde soltanto l’intento di minare la credibilità dello Stato.

Il dolore per la morte di un cane è legittimo e va rispettato. Ma la difesa della verità, dell’onore e della dignità di chi porta una divisa non può mai essere messa in secondo piano.

Perché se a farne le spese è la fiducia nei servitori dello Stato, allora a perdere non è un corpo di polizia: a perdere siamo tutti noi.

Vincenzo Piscozzo - Segretario Generale