Askatasuna: quando in nome della “libertà” si legittima la violenza

23 Dec 2025

di Vincenzo Piscozzo - Segretario Generale USIF

Askatasuna, in basco “libertà”.
Un nome che richiama valori alti, ma che nel tempo è stato utilizzato per giustificare pratiche che nulla hanno a che vedere con la libertà, bensì con l’illegalità, la sopraffazione e la violenza sistematica nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni.

Per quasi trent’anni, sotto questa etichetta, si sono consumate occupazioni abusive, azioni ostili contro le Forze di polizia, attacchi alle istituzioni e, da ultimo, l’assalto alla sede di un quotidiano nazionale. Non si è trattato di dissenso, ma di tattiche sovversive volte a imporre con la forza una pretesa legittimazione fuori e contro le regole della convivenza civile.

Lo sgombero e il sequestro del centro sociale Askatasuna a Torino non rappresentano un atto repressivo, come qualcuno tenta di sostenere, ma l’applicazione doverosa della legge dopo anni di tolleranza e ambiguità.
Non è il “potere” a decidere chi è legittimo e chi non lo è: è la legge, che stabilisce che occupare un immobile è reato, che assaltare una redazione è reato, che lanciare bottiglie e bombe carta contro la polizia è reato. Questo dato, semplice e incontrovertibile, viene spesso scientemente rimosso da una narrazione che tende a rendere accettabile anche ciò che è violento e illegale.

Si parla di dialogo contrapposto alla forza, ma dopo 29 anni di episodi violenti e di aperta sfida alle istituzioni, il tempo del dialogo era da tempo esaurito. Viene inoltre sistematicamente taciuto che l’intervento delle forze di polizia è scaturito da una perquisizione connessa all’assalto alla sede de La Stampa e che, all’interno dell’edificio, sono state rinvenute persone che vivevano in locali dichiarati inagibili da anni dalle autorità sanitarie e dai Vigili del Fuoco. Anche questo è Stato di diritto: prevenire situazioni di pericolo e tutelare l’incolumità delle persone.

In tale contesto, l’operazione interforze che ha visto impegnate Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza rappresenta una risposta chiara e unitaria dello Stato, rafforzata da una convergenza istituzionale che ha superato ogni appartenenza politica. Quando si tratta di legalità, sicurezza e tutela delle istituzioni, non dovrebbero esistere divisioni.

USIF, da tempo, ha dato voce alle criticità vissute quotidianamente dai colleghi impiegati nei servizi di ordine pubblico, spesso esposti a rischi elevatissimi, in contesti sempre più ostili e con un clima di delegittimazione crescente. È su questi temi che il sindacato si è maggiormente esposto, rivendicando con forza un principio troppo spesso dimenticato: i diritti dei lavoratori valgono anche per chi indossa una divisa.

Difendere il diritto al lavoro, alla sicurezza e alla dignità professionale dei colleghi significa riconoscere che gli operatori delle Forze dell’ordine rappresentano, in molte circostanze, l’ultimo baluardo di legalità in un Paese che non sempre mostra la necessaria compattezza nel contrastare fenomeni di violenza organizzata, estremismo e delinquenza diffusa.
Delegittimarli o lasciarli soli equivale a indebolire lo Stato stesso.

Lo sgombero di Askatasuna non è una sconfitta della democrazia, ma una riaffermazione dello Stato di diritto.
La democrazia non si difende tollerando l’illegalità, bensì applicando le regole comuni, a tutela di tutti i cittadini e delle istituzioni.

In questo senso, bene la risposta dello Stato.
Bene l’azione coordinata delle forze di polizia.
Bene il ristabilimento della legalità.

Perché senza legalità non c’è libertà.
E senza il rispetto di chi ogni giorno la difende, lo Stato rischia di perdere se stesso.