NON E' PIU' TEMPO DI SILENZI. ORA BASTA.

Editoriale a firma di Vincenzo Piscozzo, Segretario Generale dell’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF)
“Non è più tempo di silenzi. Ora basta.”
Con il cuore colmo di amarezza e con la voce di chi da troppo tempo grida nel vuoto, oggi scrivo non solo da sindacalista, non solo da servitore dello Stato, ma da uomo, da collega, da fratello.
Abbiamo perso un altro uomo delle Istituzioni. Abbiamo perso Carlo Legrottaglie, brigadiere dei Carabinieri, un esempio di dedizione, rettitudine e coraggio. Un fratello per tutti noi in divisa. Un servitore dello Stato che ha pagato con la vita la fedeltà al giuramento che tutti abbiamo pronunciato. Carlo non è solo una vittima: è uno specchio doloroso di una verità che da anni fingiamo di non vedere. È il volto di una professione lasciata sola, vilipesa, politicizzata, e troppo spesso tradita.
La sua morte non è solo una tragedia. È una scossa che deve risvegliare le coscienze. Carlo non può essere dimenticato come un nome in un trafiletto, come una foto in bianco e nero su uno schermo. Carlo deve diventare simbolo. Carlo deve essere l’inizio di una presa di responsabilità collettiva.
Perché è una storia che si ripete. Sempre uguale. Troppo uguale.
Da decenni, chi indossa una divisa in Italia viene trascinato nel fango delle strumentalizzazioni politiche. Ogni nostro gesto viene analizzato al microscopio, scomposto, travisato, gettato in pasto all’opinione pubblica da chi ha interesse solo a guadagnare un voto in più. E così, in nome di una difesa dei “diritti di tutti” — anche dei delinquenti più incalliti — si distrugge, giorno dopo giorno, il diritto più fondamentale di tutti: quello alla sicurezza.
Non è più tollerabile che poliziotti, carabinieri, finanzieri — dopo essere stati messi a rischio, dopo che un posto di blocco è stato forzato, dopo che si è rischiato il sangue — vengano accusati di essere loro i criminali. Non è più accettabile che colleghi che operano in mare, in condizioni estreme, con professionalità, con umanità, con eccellenza, vengano mediaticamente giustiziati prima ancora che le inchieste abbiano compiuto un solo passo.
Questo sistema sta collassando. La democrazia italiana è in pericolo.
Se davvero ci sono “atti dovuti”, allora vuol dire che le norme sono sbagliate. Se chi reagisce a un secondo conflitto a fuoco — dove è morto l’assassino di Carlo — finisce indagato, allora la legittima difesa va riscritta. Il Codice Penale va rivisto. Le regole d’ingaggio vanno chiarite, fissate, blindate. Non si può più pretendere che un uomo in divisa decida in mezzo secondo tra la vita e la morte, e poi venga inchiodato per anni in un’aula di tribunale o sulla gogna dei social.
Non possiamo più tacere. Non possiamo più subire.
E allora a voi, politici di destra, di sinistra, di centro, dico: basta con le sceneggiate da talk show. Sedetevi insieme, una volta per tutte, e agite. Mettete da parte le bandiere e proteggete quella che ci unisce tutti: la bandiera italiana. Quella che Carlo ha onorato fino all’ultimo respiro.
A voi, cittadini, che pretendete sicurezza ma vi indignate quando chi la garantisce fa il proprio dovere, dico: guardateci per ciò che siamo. Siamo padri, madri, figli, fratelli. Siamo come voi. Ma quando scendiamo in strada, lo facciamo per difendere tutti, anche chi ci insulta.
A voi, media, chiedo un’assunzione di responsabilità. Smettetela di cercare lo scandalo prima della verità. Le prime pagine con i volti sfocati dei nostri colleghi non sono informazione, sono processi sommari. Siate il cane da guardia della democrazia, non il boia della verità.
E a voi, fratelli e sorelle in divisa, dico: tenete la testa alta. Anche se siete stanchi, feriti, disillusi. Anche se ci fanno passare per carnefici quando siamo le prime vittime. Siate fieri. Come Carlo. Perché lui, oggi, è il nostro faro. E noi dobbiamo essere la sua voce.
Lo dobbiamo a lui. Lo dobbiamo a noi. Lo dobbiamo a un’Italia che vogliamo ancora salvare.
Vincenzo Piscozzo
Segretario Generale
Unione Sindacale Italiani Finanzieri