Il coraggio silenzioso di Antonio Farinatti: la fiamma che non si spense nella notte delle foibe

05 Oct 2025

Editoriale di Vincenzo Piscozzo - Segretario Generale — Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF)

Ci sono eroi che non hanno mai cercato la gloria, ma che la Storia ha restituito all’onore grazie alla verità dei fatti e al sacrificio silenzioso del dovere.
Tra questi, il maresciallo capo della Guardia di Finanza Antonio Farinatti, nato a Migliarino di Migliaro (Ferrara) nel 1905, rappresenta una delle figure più luminose del confine orientale italiano, dove le Fiamme Gialle pagarono un prezzo altissimo in vite umane durante e dopo la seconda guerra mondiale.

Farinatti non abbandonò mai il suo posto, nemmeno dopo l’8 settembre 1943, quando la dissoluzione dello Stato e il caos dell’occupazione resero ogni scelta un rischio estremo. A Parenzo, dove comandava la brigata litoranea dipendente dalla Compagnia di Pirano, mantenne fede al giuramento, restando accanto ai cittadini e collaborando con il maresciallo dei Carabinieri Torquato Petracchi per evitare rappresaglie e violenze. 

Fu una scelta di coraggio e di umanità, in un tempo in cui il coraggio e l’umanità venivano puniti con la morte.

Nella notte tra il 20 e il 21 settembre 1943, Farinatti fu prelevato dalla propria abitazione dai partigiani slavi e trasferito nel castello di Pisino, dove subì torture e umiliazioni.

Rifiutò fino all’ultimo di rinnegare la propria italianità, preferendo la morte al tradimento. Fu gettato, con le mani legate da filo di ferro, nella foiba di Vines, la cosiddetta “dei colombi”, profonda 146 metri. 

Il suo corpo fu ritrovato anni dopo grazie al coraggio di altri uomini in divisa, i Vigili del Fuoco di Pola, che con spirito di pietà e giustizia restituirono al Paese le spoglie dei suoi martiri.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli conferì la Medaglia d’Oro al Merito Civile, riconoscendo ufficialmente ciò che la memoria dei colleghi e della sua comunità aveva sempre saputo: che Farinatti fu esempio di fedeltà, di onore e di amore per la Patria. 

Oggi, ricordarlo significa anche ricordare tutti i finanzieri scomparsi tra il 1943 e il 1945 nelle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia — da Trieste a Matteria, da Campo Marzio a Borovnica — vittime di una storia tragica ma non dimenticata.

Il Museo Storico della Guardia di Finanza, attraverso il lavoro instancabile di ricerca di studiosi e familiari, continua a fare luce su quelle vicende. Fonti come il portale “L’Altra verità” e il sito storico mlhistria.altervista.org hanno restituito volti, nomi e dignità a chi era stato cancellato dal silenzio.

Nel ricordare Antonio Farinatti, non si celebra solo un eroe militare, ma un simbolo di coerenza e di fede nei valori più alti dello Stato: il rispetto della vita, la difesa della libertà, la responsabilità verso la propria comunità. 

Valori che oggi, come allora, devono continuare a illuminare il cammino delle donne e degli uomini in uniforme.

Vincenzo Piscozzo