Ma vale più un uomo dello Stato o un delinquente?

10 Jul 2025

Editoriale di Vincenzo Piscozzo - Segretario Generale USIF

Ma vale più un uomo dello Stato o un delinquente? di Vincenzo Piscozzo

Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi e guardare in faccia la realtà. Non con cinismo, ma con il cuore di chi ogni giorno si mette una divisa per servire il Paese.

E allora la domanda, brutale ma onesta, sorge spontanea: vale di più un uomo dello Stato o un delinquente?

Perché in Italia, troppo spesso, sembra che il garantismo vada a senso unico. E non è garantismo: è abbandono.

Abbandono verso chi, con sacrificio e dedizione, tiene in piedi la legalità. Verso chi è il primo a intervenire, l’ultimo ad andare via, e troppo spesso il primo a finire nel tritacarne mediatico e giudiziario.

Accade che un collega intervenga, magari in una situazione complicata, dove si rischia tutto in una manciata di secondi. E mentre si cerca di far rispettare la legge, ecco che chi ha scelto di calpestarla diventa vittima. E chi ha giurato di difenderla diventa imputato.

È accettabile tutto questo? È accettabile che chi difende venga lasciato solo a difendersi?

Nei tribunali, nelle aule, davanti alla stampa. Dove si cerca di "capire", di "contestualizzare" l’azione del delinquente, ma si processa senza pietà ogni gesto del servitore dello Stato.

Lo abbiamo visto in Calabria, nei casi di Cutro e Crotone. Colleghi sbattuti sotto i riflettori, travolti da indagini e sospetti, mentre il sistema li osservava in silenzio. Mentre lo Stato,  quello stesso Stato che servivano, pareva voltarsi dall’altra parte.

Non si può più restare zitti.

Noi, come sindacato, facciamo la nostra parte. Offriamo assistenza legale, ci battiamo per garantire tutela e supporto. Ma non basta. Non può essere solo un sindacato a difendere chi difende. Deve essere lo Stato.

Con risorse, strutture, leggi chiare e immediate. Con uno scudo che non lasci indietro nessuno.

Siamo stanchi di vedere uomini e donne in divisa trattati come capri espiatori. Siamo stanchi di sentire che “dovevano agire diversamente”, “avrebbero potuto evitare”.

Chi non ha mai varcato la soglia di una caserma non sa cosa significhi trovarsi di fronte a un pericolo, decidere in un istante e sapere che ogni tua scelta potrebbe salvare o rovinarti la vita.

E allora diciamolo forte: la legalità non può essere fragile. La legalità va difesa. E con essa vanno difesi i suoi servitori.

Chi sbaglia paga, certo. Ma non si può più accettare che venga trattato con più cautela chi infrange la legge rispetto a chi la fa rispettare.

Lo Stato non può chiedere lealtà e sacrificio, e poi lavarsene le mani quando il prezzo diventa troppo alto.

Noi ci siamo, sempre. Ma non possiamo più farlo da soli. È ora che la politica, le istituzioni e l'opinione pubblica decidano da che parte stare.

Perché se continua così, un giorno non ci sarà più nessuno disposto a mettersi quella divisa. E allora sarà davvero troppo tardi e l' ultimo baluardo di legalità sarà perduto!