Il Covid-19 ha portato allo stravolgimento di tutte le nostre abitudini, della stessa vita intesa come serie di atti finalizzati alle relazioni interpersonali e come esercizio dei diritti propri dell’essere umano. Questi sono i due limiti, sopra tutti gli altri, che derivano dalla lotta a questo virus. A questo virus e, soprattutto, alle sue mutazioni. La capacità di adattamento di un virus alla sua impossibilità, a fronte di un “barriera vaccinale”, di diffondersi ulteriormente, gli permettono di mutare la sua codifica iniziale, quella sulla base della quale si sono realizzati i vaccini. Ed ecco così le nuove varianti, lo scemare della copertura derivante dalla somministrazione del vaccino, e la necessità di un nuovo intervento, che faccia risalire questa copertura: un ennesimo vaccino, quindi.

Si sono già sprecati fiumi di inchiostro sulla necessità o meno di vaccinarsi, perciò non riprenderemo il tema. Ora vogliamo solo porre l’accento sul secondo limite di cui si parlava prima: la libertà personale.

Se è pur vero che la libertà individuale è subordinata agli interessi della maggioranza della popolazione, è anche vero che questi interessi devono essere dimostrati. Scientificamente.

E qui la prima pecca nella deficiente comunicazione da parte degli organi governativi. Non c’è, data la giovane età di questo virus, una letteratura medico-scientifica a cui fare riferimento: si sta “costruendo” giorno dopo giorno. Ma questo non assolve la totale confusione che regna sovrana: i dati forniti sono, quando attendibili, quanto di più confuso possa esserci, e l’incapacità di fare chiarezza sul virus e sulla sua diffusione, non fanno che generare altra confusione.

Fatta salva una sparuta schiera, quasi tutti noi non sappiamo nulla della composizione dei vaccini, anche se sembra che il mondo intero sia costituito da 7 miliardi e mezzo circa di virologi ed infettivologi.

Lasciamo da parte chi parla, per lo più a vanvera, e prendiamo in considerazione chi, invece, non parla.

Gli organi istituzionali competenti sono totalmente muti, quando non contraddittori nel fornire notizie e, ancor più, nel dettare regole. Regole e restrizioni che valgono in un determinato posto e non 15 metri più in là, a seconda del luogo e del tempo.

Così come è altalenante, senza un oggettivo riscontro scientifico, la copertura vaccinale che aumenta, diminuisce, riaumenta e ridiminuisce nella sua durata sulla scorta di circolari ministeriali. Sembra un po’ la storia delle polveri sottili: raggiunto il limite, per non bloccare l’economia nazionale, si innalza con un’ordinanza il limite stesso. A comprova dell’incapacità di porre in essere qualcosa di strutturalmente valido. Ma tant’è.

Arriviamo alla sintesi:

  1. Allo stato, ogni cittadino italiano è libero, sulla scorta delle più disparate (e costituzionalmente legittime) convinzioni, di non vaccinarsi.
  2. Il Governo, pur non obbligando alla vaccinazione tutti, elargisce quest’obbligo a talune categorie (scuola, comparto difesa e sicurezza, soccorso pubblico e chiunque, alle dirette dipendenze dello Stato, lavori all’interno di istituti penitenziari per adulti e minori). Chi, appartenente a queste categorie, sceglie di non vaccinarsi, non potrà accedere al suo posto di lavoro nemmeno con l’esito negativo di un tampone (che dimostra la negatività molto più di una vaccinazione di tre mesi prima).
  3. Quanto al punto 2. porta chi, appartenente alle categorie in questione, sceglie di non vaccinarsi a rinunciare ad avere uno stipendio, se non addirittura ad essere sottoposto ad una procedura di licenziamento.

Orbene: relativamente al microcosmo “militari”, è risaputo che i diritti di questi ultimi sono subordinati al bene della collettività. Ma questo ha un senso quando dimostrata oggettivamente la correlazione “rinuncia del diritto/bene della collettività”, e non basandola sulla scorta di interpretazioni personali alle quali maggioranze ed opposizioni aderiscono o meno perché costituenti la scelta più semplice in assenza di certezze.

Quello che chiediamo all’attuale Governo è che abbia il coraggio di stampare e diffondere a tutta la popolazione un opuscolo informativo relativo al Covid-19, che spieghi:

- che cos’è il virus e come si diffonde;

- che cosa sono i vaccini e come agiscono;

- se, come e quanto proteggono da una possibile infezione;

- quali sono esattamente (e quale grado di gravità devono avere) le patologie per le quali è possibile ottenere l’esenzione dalla vaccinazione,

corredando il tutto con dati scientificamente rilevati e riscontrabili, anziché utilizzando colorati disegnini, molto belli ma non granché esplicativi. Citando fonti, sperimentazioni, studi di riferimento, riscontri sul territorio. E garantendo l’assoluta veridicità dei dati.

Sarebbe magnifico se, invece di somministrare obblighi parziali a talune categorie, si addivenisse ad una considerazione valida per tutti, quale che essa sia. Se esiste l’obbligo di vaccinazione per un militare, ad esempio, deve esistere anche per il resto della cittadinanza. Oppure il contrario, a seconda delle risultanze fornite dalla scienza. Perché, se un cittadino italiano deve rinunciare ad un diritto, il motivargli sensatamente il perché è il minimo che uno Stato che si professa “civile” debba fare.

Invece di avere un’Italia colorata, vorremmo tanto avere un’Italia consapevole. Ci rendiamo conto che sarebbe meno manipolabile, ma sarebbe un passo verso una reale democrazia.

Sono davvero tanti i militari che vivono questa situazione di disagio, e non solo interpretativo: le discriminazioni derivanti dalla non accettazione delle scelte personali di costoro sono una realtà…e vorremmo evitare di ritrovarci a leggere comunicazioni standard, senza né anima né cuore, che parlano al passato di colleghi che vivevano queste situazioni senza sapere come poterne uscire.

Si potrà anche non essere d’accordo sulle scelte personali, ma l’esercizio di un proprio diritto è garantito dalla Costituzione. Che dovrebbe valere per tutti, a prescindere dal lavoro che si svolge. E noi continueremo a batterci affinché i militari possano essere considerati, nel 2021, “esseri umani”, con annessi obblighi e diritti. E senza farci sviare dalle promesse imbonitorie formulate a titolo di indennizzo per deviare l’attenzione dal mancato riconoscimento dei diritti costituzionali…quelli ai quali noi, uomini liberi, non rinunceremo mai.

Spirano venti di democrazia, nel mondo militare.

 

Roma, 27.11.2021

 

Il Segretario Generale Nazionale dell’ USIF - Vincenzo PISCOZZO