La Camera dei Deputati ha votato ieri la legge che disciplina il diritto di associazione sindacale per i militari, dopo due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Nonostante la Suprema Corte avesse sancito, seppur con le accortezze del caso, il godimento al pari degli altri lavoratori italiani dei diritti sindacali, questi sono stati mortificati, di fatto, da un compromesso al ribasso che non ha tenuto conto delle istanze unanimi dei rappresentanti del personale.
Vengono mortificate le tante aspettative, alimentate dai Parlamentari di tutte le forze politiche che si sono sempre professati, a parole, al fianco dei servitori dello Stato in uniforme. Perfino le più basilari forme di tutela che attengono alla libertà d' espressione vengono purtroppo disattese.
Anziché ricevere risposte ai quesiti posti, si è assistito ad un sistematico boicottaggio delle istanze operate dalle OO.SS.
Al contrario, "il datore di lavoro" ha visto recepite in modo sistemico e oseremmo dire imbarazzante, anche le indicazioni ed i limiti più bizzarri che nulla c'entrano con l'efficienza dello strumento militare.
Dove si evidenzia la mediazione? La legge è stata scritta e approvata disattendendo le legittime richieste dei militari, i quali, per il tramite dei propri delegati sindacali hanno più volte sottolineato tutti gli elementi critici e proposto soluzioni idonee, facilmente condivisibili dal legislatore. Tutto ciò è di fatto rimasto inascoltato.
Le associazioni sindacali firmatarie di questo documento chiedono unanimemente un incontro urgente con il Ministro Guerini e con le commissioni Affari Costituzionali, Difesa e Giustizia del Senato, al fine di essere ascoltate in qualità di portatori delle legittime aspettative del personale militare. Un confronto atto a sintetizzare le assolutamente necessarie proposte di modifica che prevedano veri diritti sindacali per le Italiane e gli Italiani con le stellette.